Come allestire un rifugio di fortuna in montagna

Costruire un rifugio di emergenza in montagna è certamente una soluzione estrema ad una condizione estrema.

Trovarsi senza segnale, senza mappa e senza punti di riferimento – specialmente in un momento di densa nebbia – è senza dubbio uno status in cui ci auguriamo di non trovarci mai.

Nella sfortunata ipotesi che tuttavia questo possa accadere, dobbiamo sapere cosa fare. E, come sottolineato negli articoli precedenti, tutto parte da una corretta analisi dei rischi.

Ancora una volta, il materiale che portiamo nello zaino può e anzi, deve fare la differenza. Oggetti semplici, come alcuni metri di paracord, un coltellino svizzero, un tarp o poncho tarp (strumenti che potete recuperare tranquillamente in qualsiasi negozio Outdoor) possono costituire un supporto indispensabile in una condizione di emergenza. 

Tuttavia, essi non possono essere slegati dalle conoscenze base che ciascuno di noi dovrebbe possedere se vuole davvere vivere la Montagna in completa sicurezza.

Come illustrato nelle fotografie, un solido riparo di emergenza deve guardare verso Sud, e sfruttare gli elementi già presenti nel territorio al fine di rendere meno dispendioso possibile il vostro lavoro in termini di sforzi, e quindi di calorie spese.

Un grande masso erratico, ad esempio, estremamente comune in tutto il territorio italiano, può fungere da ideale parete. Una volta ripulito da detriti il suolo circostante, potete iniziare, avvalendovi di un coltello, o anche solamente delle vostre mani (attenzione! Sempre protette da guanti) a creare una sorta di rastrelliera di rami dritti, affiancati uno di lato all’altro.

In questo modo avrete l’altra parete. 

Considerate sempre non solo la vostra statura fisica, ma anche la necessità di tenere all’interno del vostro riparo il vostro zaino. Coprite una estremità con altri rami, in modo da allestire una barriera e evitare così la dispersione del calore. 

All’estremità opposta, calcolando lo spazio necessario per accedere al vostro riparo, allestite un deflettore (tenuto insieme da diversi giri di paracorda) ovvero una barriera solida che vi permetterò di sfruttare al meglio il calore, e il relativo beneficio, ottenuto dall’accensione di un fuoco.

Date le legislazioni italiane in merito all’accensione dei fuochi, considerati sempre costretti ad accenderlo (e a mantenerlo, e curarlo) solo in caso di estrema necessità: ad esempio, se sentite che l’ipotermia sta sopraggiungendo.

Nel vostro zaino non deve mai mancare una metallina, che vi può garantire il calore necessario per passare la notte all’addiaccio. La presenza di scaldamani, inoltre, può essere un plusvalore: le dita, infatti, sono estremamente sensibili a geloni e all’ipotermia già citata prima.

Sono moltissime, e sparse in tutta Italia, le scuole di sopravvivenza regolamentate e certificate da CSEN o F.I.S.S.S. Che vi possono impartire lezioni di sopravvivenza. 

Considerare l’ipotesi di investire sulle proprie competenze è sempre tempo – e denaro – ben speso!

Kyt Lyn Walken

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